Gay & Bisex
L’UNIVERSITA’ - PARACADUTISTI 1
di chupar
30.06.2023 |
5.420 |
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"Si avvicinò al mio orecchio: "Amo'..."
Era venerdì sera e i ragazzi dell'appartamento avevano deciso di dare una piccola festa. Sapevo che non mi ci sarei divertito. Così me ne andai al cinema porno della Cecchignola.Con la coda dell’occhio mi osservai intorno e andai verso i servizi.
Ai pisciatoi uno venne a mettersi vicino a me a cazzo duro e cominciò a masturbarsi. Il mio uccello si risvegliò quando allungò la mano e me l'afferrò, cominciando una bella sega. Ricambiai. Le nostre braccia si incrociarono. Con la destra mi tastó le chiappe e con il dito mi stimolò il buco. Mi abbassai e glielo presi in bocca. Intanto il cesso si era animato. C'erano altri tre tipi che ci osservavano. Infoiato, uno dei tre si accostò allo sconosciuto e gli poggiò la cappella sul buco. Spinse ed entrò con una certa facilità. Appena lo sentì dentro, l'uomo cominciò a muoversi fottendosi da solo. Pochi minuti sborró nella mia mano. L'inculatore si spostò da lui puntando un altro, quello si rimise l'attrezzo nei pantaloni macchiati chissà di cosa, con un cenno del capo mi salutò e se ne andò.
Ritornai in sala. Mi fermai nei pressi dell'uscita, quando mi sentii urtare la spalla, una due volte. Pensai a un contatto fortuito, poi ne arrivò un terzo con maggiore vigore: "Non girarti!"
Mi sforzai, ma la voglia era tanta. Le spalle si toccarono e rimanemmo entrambi immobili, come per realizzare la situazione.
- "Hai fatto la troia nel cesso?"
- "No, ma che dici?"
- “Nu'ce credo...”- disse senza perdersi in preamboli e con forte accento romano.
Mi prese una mano e se la portò al pacco. Era duro. Iniziai un lento massaggio attraverso la stoffa.
- "Bravo... Controlla la merce!"
Mi fermò. Mi girai.
Era un militare sulla cinquantina. Capelli cortissimi, brizzolati, e lo sguardo da depravato. Aveva un viso scolpito, e un paio di bei baffi e un pizzetto brizzolato, mascella e naso pronunciati: “Andiamo al cesso?”
Mi rivolse uno sguardo di sufficienza: "E che ce voi fa là dentro? Sarà pieno de sborra dappertutto..."
Mi girò intorno per guardarmi meglio. Io restai fermo anche quando mi schiaffeggiò il culetto.
- "Meglio se andiamo in un posto tranquillo.”
- "Ma io manco ti conosco!"
- "E allora? Quello che hai segato nel cesso che t'ha dato i documenti prima?"
Uscimmo e mi infilai nella sua auto, non immaginando dove stessimo andando. Lungo il tragitto ogni tanto gli lanciavo un’occhiata. Notai la fede al dito, ma non gli chiesi nulla. Lui mi disse solo che era del 186º Reggimento paracadutisti “Folgore” e che, al momento, era utilizzato come autista. Cominciò a chiedermi quanti uomini avessi avuto, che pratiche sessuali mi piacevano, se mi facevo venire in bocca, se ingoiassi e quanto mi piacesse la sborra. Il mio cazzetto cominciava a irrigidirsi immaginando situazioni erotiche sempre più eccitanti.
- "Come te chiami?"
- "Aldo. Ora che ne dici de famme vedè la passera?"
Il gioco era sempre più eccitante. Mi abbassai i jeans, mi misi di fianco e scostai le mutandine.
- "Che bella patatina depilata" mi fa, sfiorandola con un dito.
Sorrisi e lui si sputò sulle dita e le passò superficialmente sul solco delle chiappe. Emisi un mugolio.
-"Stai vogliosa, eh?"
Incominciò ad andare avanti ed indietro ed io iniziai a eccitarmi sul serio. Mugolai ancora e spinsi il bacino verso quelle dita che mi stavano dando piacere.
Estrasse le dita, io aprii gli occhi.
- "Allora lo voi?- chiese acchiappandosi il pacco e massaggiandoselo da sopra i pantaloni. Gli facevano male i testicoli perché non tirava il latte da una settimana.
Non risposi, ma vidi che già si stava sbottonando la patta.
Il cazzo gli divenne duro. Glielo impugnai saldamente e iniziai a fargli una sega, guardandolo negli occhi.
Dal portafoglio tirò fuori una fotografia di una ragazzina.
- "Chi è?"
- "E' la fidanzata di mio figlio" – rispose. – "Mi ha mandato una lettera e questa foto per farmela vedere e me l’ha fatto diventare duro. Ma anche tu non scherzi". Aveva un sorriso beffardo nel dirlo, che mi fece sentire una vera puttana tanto che aumentai il ritmo della masturbazione.
- "Basta" mi disse. Io obbedii.
Si abbottonò i pantaloni, scese dall'auto a cazzo barzotto, si incamminò, facendo cenno di seguirlo.
Superammo un cancello circondato da una rete metallica che delimitava l’area militare. Giunti in un vicolo tra due blocchi edilizi, mi guidò e aprì una porta di metallo.
- “Che posto è?” - chiesi un po' preoccupato.
Con un cenno del capo - “Tu entra, che parliamo” - e si afferrò il pacco.
Eseguii l’ordine senza fiatare. Una volta dentro, chiuse la porta.
Rimanemmo quasi totalmente al buio nel vano caldaie della caserma. C'era giusto qualche lampadina sfocata a illuminare certi dispositivi. L'aria era soffocante, il caldo non da meno. Catturai il suo sguardo e gli diedi un'occhiata per fargli capire che non mi convinceva molto la situazione. Qualcosa mi diceva di andarmene, tuttavia, non riuscivo a non immaginarmi il cazzo di quell'uomo che diventava duro mentre lo stuzzicavo.
Appoggiai la mano al suo petto, palpeggiandolo e sentendo i suoi muscoli ben delineati. Piano iniziai a scendere, massaggiandolo ed iniziando a slacciare i bottoni della camicia. Era ben fatto, palestrato e con il petto rasato e pungente per la ricrescita. Gli sbottonai i pantaloni e gli abbassai la cerniera. Il suo cazzo lo si poteva intravedere attraverso un paio di slip bianchi piuttosto attillati. Non era più completamente in tiro. Poggiai la mano e glielo presi.
Lui mi sbottonò la camicia, ma non me la tolse. Mi accarezzò il petto mentre io iniziavo un lento massaggio al suo fantastico cazzo. Mi bloccò: “Niente baci o altre cazzate da froci!”
Soggiogato, ubbidii senza fiatare. Presi la cappella fra le labbra ed iniziai lentamente a esplorarla con la lingua attorno al glande, lungo il frenulo e nella fessura che porta al buchino in cima.
L’effetto fu immediato e approvò – “Ummhhh…"
Era venuto il momento di andare più a fondo e così iniziai in pompino vero e proprio, su e giù per l’asta, cercando di farmelo entrare tutto. Afferratomi dietro la nuca cominciò a scoparmi: "Me stai a fa scapoccià".
Chiuse gli occhi mentre ingoiavo il suo uccellone e le sue palle si appoggiavano sul mio mento. Mi mancava l'aria. Cercai di allontanarlo. Quello mollò la pesa e gettò uno sguardo verso la porta: “Porca de 'na troia! Pische' lo prendi come una puttana navigata..."
Riposizionò la mano e ricominciò a scoparmi in gola. I gemiti divennero più forti mentre il suo cazzo andava dentro e fuori dalla mia bocca. Con la mano ogni tanto mi forzava a lasciarmi scopare la gola senza pietà.
- “Lo voi senti' il sapore della sborra?”
Annuii e lo ingoiai ancora più a fondo. Con una mano gli presi la sacca dei coglioni e la strinsi in modo leggero, ma deciso, tirandola in basso: "E presto! poi te lo dò...".
Mi prese all’improvviso per i fianchi, mi mise a novanta gradi e iniziò a leccarmi il culo senza che avessi il tempo di pensare a cosa stesse succedendo. Sentii il calore delle sue labbra sulle mie natiche. Iniziò a baciarmelo mentre mi allargava le chiappe. Arrivò a leccarmi il buchetto umido. Socchiusi gli occhi godendomi il caldo della sua lingua contro l'ano. Muoveva la lingua in maniera delicata e con la punta si spingeva dentro.
Si sistemò a terra, seduto. Io, lateralmente e poggiandomi sulla sua coscia tornita presi di nuovo in bocca il suo cazzone scuro. Andammo avanti qualche minuto, mentre lui mi stuzzicava la prostata.
Un mugolio di piacere uscì dalla mia bocca quando estrasse il dito lubrificato. Si mise dietro di me dicendomi di stare rilassato e sentii la cappella dura che puntava.
- "Aspetta. Il preservativo!"
- "Ma vaffanculo! Vviè cqua!"
Si infilò. Mi sentii aperto, come strappato. Si fermò. Forse voleva farmi abituare alla sua presenza dento di me. Si avvicinò al mio orecchio: "Amo'... preparate che mo te faccio 'n culo come 'n casale!"
“Ahi ahi piano” dissi, ma quasi sembrava una finta per dirgli di fare il contrario.
Si introdusse fino ai coglioni ed io: “Ahi, piano...cazzo! Non sono una troia!”
In realtà ero eccitato come una cagna e lui lo capì: "Non ti piace sentirtelo dentro?"
- "Sí..."
- "E allora sei troia!"
Portai la destra sul mio cazzetto, iniziando a masturbarmi. Sentivo il suo sesso che mi sfondava il secondo canale e in pochi istanti raggiunsi un forte orgasmo: “Godo! Cazzo, siiih... Godo dal culo!” In quel momento le gambe non mi ressero e Aldo mi sostenne per non cadere assieme a me.
Anche lui era all’apice, ma non voleva venirmi dentro. Mi disse che voleva al completo il repertorio ed io sapevo a cosa si riferisse. Ripresomi, mi chinai ai suoi piedi, elemosinando la sua sborra.
“Figlio de puttana, te stai a guadagna' il premio...”
Gli leccai lentamente il cazzo, partendo dalle palle pelose fino alla punta. Usai due mani per segarlo, mentre con la bocca avvolgevo la punta del suo uccellone. Me lo infilai in bocca, mentre una riga di saliva mi scorreva dalla punta della lingua.
Iniziò a scoparmi la bocca e ogni tanto faceva un affondo in gola.
Si fermò per qualche secondo, ma sembrava al limite.
Con entrambe le mani gli presi le chiappe, poi con un dito cercai il buco del culo. Trovatolo, con decisione glielo infilai dentro. Probabilmente non se lo aspettava, ma grugnì di piacere: "Cazzo! Cazzoohh..."
Mi arpionò ancora più forte la nuca, si introdusse a fondo ed eruttò.
Le prime ondate, più possenti, mi scesero direttamente in gola, altre mi colarono lateralmente alle labbra.
Mentre si rimetteva a posto il suo “scettro”: "Ti è piaciuto?"
– "Sì...Cazzo quanto ho goduto… mi hai fatto godere tantissimo”".
– E sai perché ti piace prenderlo? Perché sei un… avanti, continua tu. Sei un…Avanti, dillo. Sei un gran…"
– "… frocio! – risposi rassegnato. Raccogliendo lo sperma che era fuoriuscito con le dita e portandomelo alla lingua, pensai "Alla faccia del cinquantenne!".
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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